Una grave crisi aziendale sta colpendo la zona industriale di Melegnano, in provincia di Milano, dove la Deligusti ha annunciato il licenziamento di 38 lavoratori del reparto produttivo e il trasferimento delle attività in Spagna. La Deligusti Melegnano, azienda leader nella lavorazione di prodotti ittici marinati, chiuderà definitivamente la produzione il 20 dicembre 2025, mantenendo attivi solo sette dipendenti amministrativi. Questa decisione rappresenta un duro colpo per il territorio e per le famiglie coinvolte, scatenando immediate proteste sindacali e l’intervento delle istituzioni locali. La vicenda evidenzia le dinamiche della delocalizzazione industriale che continuano a minacciare il tessuto produttivo lombardo.
Le origini della crisi e il cambio di proprietà
L’acquisizione da parte della multinazionale spagnola
La Deligusti ha vissuto anni di solidità come azienda all’avanguardia nel settore della marinatura ittica, ma la situazione è drasticamente cambiata dopo l’acquisizione da parte di una multinazionale alimentare spagnola. Questo passaggio di proprietà, avvenuto alcuni anni fa, ha segnato l’inizio di una parabola discendente che ha portato alla decisione di concentrare la produzione nella sede iberica della casa madre.
Il tracollo economico in tre anni
I dati economici raccontano una storia di deterioramento progressivo: secondo i sindacati, l’azienda è passata da un saldo positivo di 4 milioni di euro a una perdita di 500 mila euro nel giro di soli tre anni. Questo crollo finanziario ha fornito la giustificazione formale per la riorganizzazione aziendale, ma i lavoratori e i rappresentanti sindacali contestano le modalità e le tempistiche della decisione.
La strategia di razionalizzazione della multinazionale
La scelta di trasferire l’intera linea produttiva in Spagna rientra in una strategia di razionalizzazione dei costi tipica delle grandi multinazionali. Concentrando la produzione in un unico stabilimento, la proprietà spagnola punta a ridurre le spese operative e a semplificare la logistica, sacrificando però l’occupazione italiana e la presenza storica sul territorio lombardo.
Deligusti Melegnano: i numeri della vertenza
I 38 lavoratori della produzione verso il licenziamento
La comunicazione ufficiale ai sindacati ha certificato il licenziamento collettivo di 38 dipendenti impiegati nel settore produttivo dello stabilimento di via Fratelli Cervi. Questi lavoratori, che rappresentano il cuore operativo dell’azienda, hanno ricevuto la notizia come una “doccia fredda“, secondo le parole del dirigente sindacale UGL Milano Franco Sigismondi. L’ultimo giorno di lavoro è stato fissato per il 20 dicembre 2025, lasciando pochi mesi per trovare alternative occupazionali.
I sette dipendenti che resteranno
Dei 45 dipendenti complessivi della sede di Melegnano, solo sette persone manterranno il proprio posto di lavoro. Si tratta del personale amministrativo e contabile, figure necessarie per gestire gli aspetti burocratici e fiscali della presenza italiana, anche dopo la cessazione dell’attività produttiva. Questa scelta evidenzia la volontà della multinazionale di mantenere una presenza formale sul territorio italiano, probabilmente per ragioni commerciali e di rappresentanza.
La timeline della chiusura
Il calendario della crisi si è sviluppato rapidamente: l’annuncio ai sindacati è arrivato nella prima metà di ottobre 2025, seguito immediatamente da presidi e manifestazioni organizzati per il 16 e 17 ottobre ai cancelli dello stabilimento. La mobilitazione sindacale si è poi spostata davanti alla sede di Assolombarda a Milano, dove erano previsti incontri cruciali tra le parti per cercare una soluzione alla vertenza.
La mobilitazione dei lavoratori e il sostegno istituzionale
Lo sciopero e i presidi ai cancelli
Giovedì 16 ottobre 2025, i lavoratori hanno dato vita a un presidio che ha bloccato tutte le attività produttive. Armati di megafono, bandiere dell’UGL e cartelli di protesta, i dipendenti hanno manifestato dalle 9 del mattino, annunciando che lo sciopero sarebbe continuato fino a venerdì e poi si sarebbe trasferito davanti ad Assolombarda. La protesta pacifica ma determinata ha attirato l’attenzione dei media locali e delle istituzioni.
Il sostegno politico e sociale
Al presidio di Melegnano sono arrivati numerosi rappresentanti istituzionali per esprimere solidarietà ai lavoratori: il sindaco Vito Bellomo, il deputato di Fratelli d’Italia Fabio Raimondo (che ha annunciato un’interrogazione parlamentare), l’assessora Serena Mazza, il presidente dell’ANPI Sergio Goglio e Maurizio Margutti di Alleanza Verdi e Sinistra. Questo fronte trasversale dimostra come la vertenza abbia toccato la sensibilità politica di diverse forze, unite nella difesa dell’occupazione locale.
Il muro contro muro con la dirigenza
I rappresentanti politici presenti al presidio hanno tentato di avviare un incontro informale con i dirigenti della Deligusti, ma la richiesta è stata categoricamente rifiutata. L’azienda ha dichiarato di preferire una “richiesta formale“, rifiutando anche di parlare con la stampa presente. Questa chiusura al dialogo ha ulteriormente irrigidito le posizioni e alimentato la frustrazione dei lavoratori, che si sono sentiti trattati con sufficienza dalla proprietà straniera.
I tentativi di mediazione e le prospettive future
Il tavolo in Assolombarda senza risultati
Un primo incontro in Assolombarda, tenutosi nella settimana precedente alle manifestazioni, non ha portato ad alcun tipo di accordo tra l’azienda e i rappresentanti dei lavoratori. Le posizioni sono rimaste distanti: da un lato la determinazione della multinazionale a procedere con il trasferimento in Spagna, dall’altro la richiesta sindacale di alternative che salvaguardino l’occupazione. Le speranze erano riposte in ulteriori vertici successivi, considerati cruciali per definire il futuro dei 38 dipendenti coinvolti nella crisi aziendale.
Le possibili soluzioni alla crisi
Le opzioni sul tavolo per salvare almeno parte dell’occupazione potrebbero includere incentivi all’esodo, ricollocazioni presso altre aziende del gruppo o del territorio, o ammortizzatori sociali che accompagnino i lavoratori verso nuove opportunità. Tuttavia, la rigidità della proprietà e la decisione già presa di consolidare la produzione in Spagna rendono difficile immaginare un ripensamento totale. I sindacati puntano almeno a ottenere condizioni economiche migliori per i licenziamenti e un piano di ricollocazione supportato dall’azienda.
L’impatto sul territorio e sul settore
La chiusura dello stabilimento produttivo di Melegnano rappresenta una perdita significativa per il territorio, sia in termini occupazionali che di competenze specialistiche nel settore della marinatura ittica. L’area industriale della città perde un’azienda storica e 38 famiglie si trovano improvvisamente senza reddito in un momento economico già difficile. La vicenda solleva anche interrogativi più ampi sulla tenuta del tessuto industriale lombardo di fronte alle strategie di razionalizzazione delle multinazionali estere, che privilegiano logiche di concentrazione produttiva rispetto alla valorizzazione delle competenze locali e della storia aziendale italiana.
La battaglia sindacale della Deligusti continua, con i lavoratori determinati a far sentire la propria voce e a ottenere quantomeno dignità e rispetto in questa dolorosa transizione. Il caso rappresenta un monito per il sistema produttivo regionale e nazionale, chiamato a ripensare le tutele contro la delocalizzazione selvaggia e a sostenere i territori colpiti da queste decisioni aziendali che, pur legittime sul piano economico, hanno conseguenze sociali devastanti sulle comunità locali.