Perché l’apprendimento e la socializzazione sono stimolati al Camp?
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Nel 2005 è stato pubblicato uno studio intitolato «Contextual learning within the residential outdoor experience: a case study of a summer camp community in Ontario». L’autore, il dott. Stephen Fine, è stato professore universitario di scienze ambientali presso la University of Toronto e direttore di un Summer Camp in Ontario per oltre 40 anni. Facendo riferimento alla sua esperienza, il dr. Fine si è posto una domanda: come migliora l’apprendimento attraverso esperienze di vita all’aperto? Attraverso ricerche-inchieste su vasta scala e studi storico-filosofici, ha sviluppato sull’argomento uno studio interessante.

Nella sua analisi, il dr.
Fine parte dalla descrizione della nostra società, che è principalmente
distribuita in grandi complessi urbani e basata sul consumismo e sul costante e
rapido movimento: queste caratteristiche hanno provocato un degrado della vita
di comunità e la tendenza delle persone al distacco dall’ambiente naturale. «L’educazione
all’aperto si è dimostrata efficace nel favorire lo sviluppo di capacità di
leadership, conoscenza di sé, funzioni cognitive, relazioni interpersonali,
motivazioni e autocontrollo. Per questo motivo, le esperienze all’aperto sono
di grande beneficio per i ragazzi, poiché favoriscono l’affermazione
individuale. Un’esperienza come il camp riesce
a sviluppare forti legami tra i giovani, la società e l’ambiente, favorendo nel
bambino e nell’adolescente la percezione cosciente del mondo circostante».

Al camp, l’ambiente e la vita di comunità trasformano il concetto di
apprendimento in quello che si definisce “apprendimento esperienziale” o
“imparare facendo”. Il termine “apprendimento esperienziale” indica la
conoscenza acquisita attraverso la partecipazione ad attività concrete in un
contesto immediato e attinente, educazione che si concretizza come
partecipazione diretta agli eventi della vita.

L’espressione “imparare
facendo” è stata coniata da Dewey, nel suo libro “Esperienza e Educazione”, pubblicato
nel 1983. Dewey teorizza che il punto di partenza dell’educazione sia
l’esperienza, che egli intende come attività pratica e non come mera
conoscenza. L’esperienza viene dall’interazione tra l’individuo e l’ambiente in
cui egli opera: è una percezione che
allo stesso tempo è anche una reazione.
Imparare è «un’operazione intellettuale complessa» che implica «l’osservazione
delle condizioni circostanti, la conoscenza di ciò che si è verificato in
passato in circostanze simili e il giudizio, che elabora ciò che si osservato
insieme a ciò che si ricorda, per interpretarne il significato».

Tratto da: “EDUCAZIONE E INTERNAZIONALITA’: IL CASO DEL CAMP
NEL NORD-AMERICA”, 2007 Chiara Ghizzoni

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